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Metodica implantoprotesica Multysystem 

L’intenso impegno del Gruppo ha permesso di sviluppare la metodica implantoprotesica Multysystem, che si contraddistingue grazie alle seguenti caratteristiche: 

• Affidabilità ed innovazione tecnologica • Alta qualità dei processi produttivi • Alta qualità di materie prime, trattamenti e sterilizzazione • Semplicità di utilizzo

• Ottimizzazione della strumentazione chirurgico/protesica • Vasta gamma di tipologie di impianti • Completezza di soluzioni protesiche

L’obiettivo Multysystem, nella realizzazione dei propri prodotti, è quello di offrire varie alternative nelle differenti situazioni cliniche ed operative a con cui l’operatore si deve confrontare, mirate alla progettazione di un corretto programma di riabilitazione protesica.

Prove meccaniche

Le prove meccaniche sugli impianti Multysystem sono state eseguite presso il Politecnico di Milano Dipartimento di Bioingegneria. Sono state condotte prove relative alla resistenza meccanica statica in condizioni di compressione monotica con carico eccentrico applicato in asse con l’impianto, per verificare la massima resistenza tensioflessoria della vite di connessione del moncone e prove di resistenza alla sollecitazione ciclica (fatica). L’impianto ha superato la prova resistendo a 5.000.000 di cicli di carico. Entrambe le prove sono state superate con esito ampiamente positivo, dimostrando l’alto standard qualitativo degli impianti Multysystem.

Decontaminazione al plasma freddo di Argon

Ultimati i cicli del trattamento della superficie, gli impianti Multysystem vengono sottoposti al processo di decontaminazione con appositi solventi, seguito successivamente da un trattamento finale mediante plasma freddo di Argon. Questo passaggio viene eseguito in un apposito reattore per trattamento al plasma. Terminata la fase di decontaminazione, gli impianti vengono sottoposti ad analisi tecnica XPS (X-Ray Photoelectron Spectroscopy) per determinare lo stato di decontaminazione.

Confezionamento 

Gli impianti Multysystem, al fine di garantire una perfetta tenuta della sterilità, sono confezionati in flaconi realizzati in materiale plastico infrangibile con tappo di chiusura ermetico. Il confezionamento, a garanzia di un ambiente in atmosfera controllata, viene eseguito in camera bianca. Le procedure di confezionamento degli impianti vengono eseguite sotto cappa a flusso laminare nel rispetto degli standard più rigorosi di pulizia.

Sterilizzazione

Gli impianti Multysystem sono sottoposti al trattamento di sterilizzazione con elettroni accelerati (Raggi Beta) nel rispetto delle normative vigenti EN 552 ed EN 556. L’audit di dose è validato secondo le norme EN 552, ISO 11137 ed ISO 13409. Periodicamente campionature di impianti vengono sottoposti al controllo di Bioburden, che determina la carica microbica. Questi esami verificano che i parametri di sterilizzazione stabiliti dal protocollo Multysystem non subiscano variazioni nel tempo.

Pulizia e sterilizzazione della strumentazione chirurgica

Per una corretta pulizia degli strumenti è importante abbassare innanzitutto la carica batterica, immergendo gli strumenti in un liquido decontaminante attenendosi scrupolosamente ai tempi di diluizione e immersione riportati sulla scheda tecnica del prodotto utilizzato.  Al termine della fase di decontaminazione si procede con un lavaggio manuale con l’ausilio di apposite spazzole e scovolini, allo scopo di asportare eventuali residui organici. Successivamente gli strumenti vanno immersi in un bagno ad ultrasuoni, utilizzando un detergente enzimatico per circa 15 minuti. Ultimato il processo di detersione, gli strumenti vanno rimossi ed asciugati con estrema cura al fine di evitare che l’eventuale umidità residua interferisca nella fase di sterilizzazione. Si procede quindi all’imbustamento. Dopo l’imbustamento procedere con la sterilizzazione in autoclave a vapore acqueo alla temperatura di 134°C rispettando il ciclo validato dal produttore

Trattamento della superficie a rugosità ad alta frequenza (R.A.F.)

L’innovativo trattamento della superficie osteoinduttiva a Rugosità ad Alta Frequenza (R.A.F.) a cui vengono sottoposti gli impianti Multysystem è conforme agli standard dei più recenti studi relativi agli aspetti chimico-fisici e della risposta biologica delle superfici implantari. Come è stato ampiamente dimostrato, lo sviluppo di superfici di questo tipo ha portato all’identificazione della risposta di cellule osteogeniche alla microrugosità. L’aspetto topografico superficiale influenza l’attività osteoblastica, amplificando la risposta piastrinica e accelerando il decorso dei processi di rigenerazione ossea.

Particolare al SEM (100 X) della filettatura di un impianto Multysystem con trattamento di superficie R.A.F.

Particolare al SEM (200X) dell’estremità distale di un impianto Multysystem con trattamento di superficie R.A.F

Particolare al SEM (5.00 K X). Sono evidenziati i dettagli della rugosità impartita dal trattamento di superficie R.A.F. Come si può notare, la distanza tra picchi è nell’ordine di pochi micron

Visione al SEM (7.00 K X). Sperimentazione in vitro. Si noti come, dopo tre giorni di contatto, le cellule di osso hanno colonizzato completamente la superficie

Come è possibile osservare dalle immagini al SEM, il trattamento della superficie R.A.F. crea una caratteristica rugosità omogenea che aumenta ulteriormente la superficie di contatto ossoimpianto favorendo il processo di osteointegrazione.

Analisi di citotossicità

Le prove di citotossicità eseguite sugli impianti Multysystem® sono state condotte secondo i protocolli della norma EN ISO 10993/5:1999 Biological Evaluation of Medical Devices – part 5: Tests for cytotoxicity: in vitro methods, dimostrano l’assenza di effetti tossici a livello del monostrato cellulare, come evidenziato dall’aspetto generale e dalla densità cellulare. In sostanza gli impianti Multysystem® non esplicano attività citotossica nei confronti dei fibroblasti L929. Questo risultato indica che il ciclo di lavorazione non comporta sugli impianti l’accumulo di residui o sostanze con effetti tossici sulle cellule.

Confezionamento impianti Multysystem

Gli impianti Multysystem® sono confezionati singolarmente come di seguito riportato:

• Confezione esterna con applicata etichetta adesiva per l’immediata identificazione dell’impianto,

• Confezione secondaria composta da un flacone con etichetta adesiva rimovibile da allegare alla cartella clinica (per permettere l’identificazione e la rintracciabilità del prodotto).

• Confezione primaria composta da un contenitore su cui è ancorato l’impianto tramite l’apposito supporto digitale che ne facilita il trasporto nel cavo orale. Nel caso degli impianti bifasici, il contenitore ha anche la funzione di porta vite tappo chirurgica.

TC Implant Packaging

Remove the closing cap of TC implant

Remove the primary container of TC implant

Remove the TC fixture with the aid of the tool driver contained in the surgical set

CC Implant Packaging

Remove the closing cap of CC implant

Remove the primary container of CC implant

Remove the fixture with the aid of the mount transfer of CC implant

Uso degli impianti bifasici TC • CC

Creazione del sito implantare

È importante avere cura che la fresatura avvenga sempre sotto abbondante irrigazione con soluzione fisiologica a temperatura ambiente per evitare il surriscaldamento, ed il conseguente danno tissutale, e mantenere la perfetta visibilità nel campo operatorio. L’unità di controllo del micromotore chirurgico deve, a tale scopo, permettere una rotazione delle frese di 300-400 g/min onde evitare la necrosi dell’osso, fatto che comprometterebbe il fenomeno dell’osteointegrazione. Allo stesso scopo è importante il torque, che deve essere di 50 Ncm per la fresatura e di 35-40 Ncm per l’avvitamento della fixture.

1. Incisione della mucosa tramite bisturi

2. Creazione del punto di inserzione con la fresa di centraggio

3. Perforazione della corticale ossea con la fresa sonda

4. Determinazione dell’orientamento della fixture e della profondità di fresatura con la fresa iniziale

5. Verifica dell’inclinazione con l’indicatore di direzione

6. Rifinitura della parte coronale del sito implantare con la fresa per svasatura (ove previsto)

7. Calibratura del diametro definitivo del sito implantare con la fresa a finire

8. Opzionale maschiatura del sito osseo con il maschiatore manuale millimetrato inserito nel cricchetto (Opzionale)

Inserimento impianti bifasici TC • CC

La fixture deve essere scelta in base alle condizioni ossee della zona (osso a trabecolatura lassa = vite autofilettante), allo spessore osseo presente ed al tipo di ricostruzione protesica prevista (zone posteriori = impianti di diametro maggiore). Si consiglia di inserire sempre la fixture con il diametro maggiore compatibile con la zona di impianto in modo che, a osteointegrazione avvenuta, le forze occlusali tendano a distribuirsi a livello corticale riducendo l’eventualità di riassorbimento osseo nel tempo. Una volta inserita nell’imbocco del sito osseo, la fixture viene avvitata con l’apposito adattatore manuale, o meccanico per contrangolo alla velocità di 18-22 g/min sotto abbondante irrigazione. Non appena si incontra resistenza eccessiva, il torque calibrato del motore chirurgico blocca l’avvitamento e l’operatore può completare l’inserimento con il cricchetto manuale o con la chiave dinamometrica a torque variabile, procedendo fino a quando il bordo del margine coronale della fixture non si trovi a filo della cresta ossea. Si procede infine con l’avvitamento della vite tappo chirurgica sulla fixture.

1. Posizionare l’impianto TC/CC Multysystem nel sito osseo con il digitale di trasferiment

2. Avvitare l’impianto TC/CC Multysystem con il cricchetto completo di adattatore

3a. In caso di carico differito (due tempi chirurgici) avvitare all’impianto TC/CC Multysystem la vite tappo chirurgica con l’avvitatore polivalente

3b. In caso di carico anticipato (un tempo chirurgico) avvitare all’impianto TC/CC Multysystem il moncone di guarigione con l’avvitatore polivalente

Procedure chirurgiche protesiche TC • CC

Le caratteristiche chimico-topografiche della superficie delle fixture consentono una riduzione dei tempi di guarigione ossea, permettendo di anticipare il carico funzionale. Durante il processo di guarigione ossea la fixture non deve subire sollecitazioni che possano causarne la perdita precoce. Solo nel rispetto di tali condizioni l’osso si formerà in diretto contatto con la fixture (osteointegrazione) e a riabilitazione protesica completata, sopporterà i carichi generati dalla masticazione. A guarigione ossea avvenuta bisogna provvedere alla scopertura della testa della fixture sommersa. A tale scopo l’operatore ha due tecniche a disposizione:

1) Con l’ausilio del bisturi circolare si asporta un opercolo di mucosa sovrastante la fixture.

2) In caso di eccessivo spessore dei tessuti gengivali, o di scarsa gengiva aderente, è preferibile effettuare un intervento a lembo con incisione in cresta.

Una volta rimossa la vite tappo chirurgica dalla fixture, si avvita una vite tappo di guarigione di altezza leggermente superiore allo spessore del tessuto gengivale. Quest’ultima guiderà la guarigione del tessuto gengivale e dopo 10 giorni circa si potrà procedere con la presa dell’impronta. Volendo, durante l’intervento di rientro, si possono connettere già gli abutments definitivi procedendo nella stessa seduta alla presa dell’impronta per la costruzione di una protesi provvisoria. Infatti, una volta scoperti gli impianti, non è sempre possibile reinserire la protesi esistente (fissa o mobile) con notevole disagio per il paziente.

RX fixture TC osteointegrate

RX fixture TC osteointegrate

RX fixture CC osteointegrate

RX fixture CC osteointegrate

È importante sottolineare che il successo e la durata nel tempo dipendono, oltre che dalla qualità dei materiali utilizzati, dal progetto della protesi, dall’equa distribuzione dei carichi occlusali, dall’assenza di precontatti centrici o eccentrici ed infine dal mantenimento dell’igiene orale da parte del paziente.

2. Rimozione dalla fixture dellavite tappo chirurgica con l’avvitatore polivalente

3. Avvitamento sulla fixture della vite tappo chirurgica con l’avvitatore polivalente

3. Avvitamento sulla fixture della vite tappo chirurgica con l’avvitatore polivalente

Rilevamento dell’impronta, indicazioni e soluzioni protesiche TC e CC

Impronta a strappo (closed tray)

1. A • Posizionamento transfer da impronta

2. A • Impronta con cucchiaio Standard (closed tray)

Impronta a strappo (open tray)

1. B • Posizionamento transfer da impronta

2. B • Impronta con cucchiaio Individuale (open tray)

Rilevamento dell’impronta, indicazioni e soluzioni protesiche TC e CC

1 Impronta a strappo (closed tray)

3. A • Rimozione viti e transfer a strappo da modello in gesso

2 Impronta pick-up (open tray)

3. B • Rimozione viti e transfer pick up da modello in gesso

Impronta a strappo (closed tray)

Impronta pick-up (open tray)

4. • Scelta monconi protesici su modello in gesso

Impronta a strappo (closed tray)

Impronta pick-up (open tray)

5. • Posizionamento monconi protesici su impianti

Impronta a strappo (closed tray)

Impronta pick-up (open tray)

6. • Posizionamento manufatto protesico in situ

Protocollo di utilizzo unificato TC e CC delle basi Multi-Unit per protesi avvitata a carico immediato 

Le basi Multi-Unit della linea Multysystem® consentono una soluzione terapeutica a minima invasività dedicata a pazienti edentuli con problemi di atrofia mascellare o mandibolare, che consiste nella stabilizzazione di una protesi Toronto Bridge avvitata. La tecnica consiste nell’inserimento di soli quattro impianti, due per ogni semi arcata, posizionati nella parte posteriore con una inclinazione fino a 35° rispetto ai due anteriori. Tale procedura è mirata a garantire la stabilità della protesi nel rispetto della distribuzione delle forze masticatorie. Per una programmazione predicibile della fase chirurgica, si consiglia di avvalersi di una Cone Beam, che permette la valutazione tridimensionale delle strutture maxillo-facciali. È consigliabile inoltre che il paziente indossi una dima radiografica radiopaca, in modo da trasferire sulla lastra radiografica l’immagine della futura ricostruzione protesica. Ciò consente all’operatore di pianificare la posizione degli impianti in relazione alla previsione protesica. Per la creazione del sito implantare procedere con tecnica di chirurgia guidata o tecnica chirurgica tradizionale.

1 • Avvitare la base diritta MU con l’appostito avvitatore e ultimare il serraggio con la chiave dinamometrica a 30 Ncm, connessa all’adattatore per basi diritte MU.

2 • Per agevolare il posizionamento nel cavo orale delle basi MU, utilizzare il digitale trasportatore.

3 • Avvitare la vite passante di chiusura della base angolata MU con l’avvitatore polivalente e ultimare il serraggio con la chiave dinamometrica a 30 Ncm, connessa all’adattatore per viti protesiche.

4 • Ultimata la connessione delle basi MU negli impianti, procedere con l’avvitamento degli specifici transfer MU nelle basi MU per la presa dell’impronta.

5 • In laboratorio si provvederà alla riproduzione del modello in gesso avvitando i transfer agli appositi analoghi MU, che riproducono fedelmente la conicità delle basi MU.

6 • Una volta sviluppato il modello in gesso si passerà alla scelta dei monconi provvisori o definitivi MU in base al tipo di soluzione protesica prescelta.

7 • Trasferire in bocca i monconi definitivi e il manufatto protesico in bocca

8 • Solidarizzare il manufatto protesico in bocca tramite viti di bloccaggio

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